Dal 13 maggio, in occasione degli eventi di Art City, si inaugurerà a Fienile Fluò Il Libro dei Colori e del Vento, una mostra di Mirco Denicolò.
Mirco Denicolò è un artista principalmente conosciuto per le sue opere in ceramica esposte in Italia e all’estero.
Parallelamente, il suo percorso artistico esplora con il disegno stati emozionali e narrazioni che spesso poi prendono anche le forme della sua arte ceramica.
La mostra sarà all’aperto, in un contesto naturale che crea un perfetto dialogo con le opere.
L’esposizione è organizzata da METABOX – sensibilità aumentata, in collaborazione con Crexida/ANIMA Fluò e sarà visitabile fino al 12 giugno con un evento intermedio nel quale Mirco Denicolò racconterà il lavoro esposto.
Abbiamo fatto due chiacchiere con l’artista, ecco l’intervista!
Chi è Mirco Denicolò?
Sono un artista visivo. Aggiungo che sono anche un insegnante di discipline artistiche.
Il tratto principale che accomuna questi due mestieri è la relazione con le realtà. Quando mi occupo di arti reagisco, con la creazione e costruzione di immagini a stimoli che provengono dall’esterno. Quando insegno ascolto le persone che ho di fronte a me e suggerisco loro un percorso formativo.
In tutte e due i casi ci sono dei rischi, espressivi ed educativi, sebbene la pratica del lavoro attenui questi rischi. In tutte e due gli ambiti è importante mantenere la capacità di stupirsi.
Sono un signore di sessant’anni vissuti con la sensazione continua che la parte più bella della mia vita sarebbe fiorita verso la fine.
Ceramica e disegno: qual è il tuo rapporto con queste discipline?
Io sono un disegnatore, ho la struttura mentale di un disegnatore, ho la libertà di pensiero di un disegnatore, sono stato formato in una scuola in cui il disegno era alla base della formazione. Molto presto, però, ho pensato che la ceramica fosse un luogo del lavoro in cui potevo esercitare competenza ed abilità: la ceramica è una tecnologia che richiede controllo e pazienza, la ceramica non è una tecnica che permetta la spontaneità. Venticinque anni fa ho provato a costruire delle tecniche ceramiche che mi permettessero il piacere che provo quando ho una matita in mano, e la cosa ha funzionato, ho recuperato una felicità in più. Poi ho scelto una dimensione del disegno, quella narrativa, e l’ho calata nella mia ceramica. Attualmente credo di lavorare con uno stile e con delle tecniche totalmente personali, una sorta di unicum nel panorama della ceramica mondiale. Riassumendo: disegnatore per nascita, ceramista di elezione.
Come è nata questa mostra?
Come dicevo sono un docente, insegno in un’ISIA, una scuola universitaria dedicata al Design.
Da alcuni anni tengo una lezione sul colore, per prepararla mi documento e allargo i miei studi continuamente.
Durante le prime settimane della pandemia del 2020 studiavo un dizionario delle combinazioni di colore di un designer giapponese dell’inizio del secolo scorso. Ho provato a selezionare alcuni suoi accostamenti e a svilupparli. Poi sono andato avanti in maniera del tutto autonoma, dandomi dei problemi cromatici e provando a vedere a che conclusioni potevo arrivare. In questo modo sono nate un centinaio di tavole a tempera, quasi tutte dei cerchi che diventavano via via sempre più complessi, che aprivano a dei racconti cromatici che mi parevano molto soddisfacenti. Una cosa interessante di questo lavoro è stata riconoscere nelle cose che producevo una mia memoria personale sul colore, cose che avevo percepito da bambino o da ragazzo. In alcuni casi c’erano dei ricordi di fatti e persone strettamente connessi alle pitture che avevo eseguito. Alcune di queste tavole sono diventate delle appendici nelle mie lezioni sul colore, quattro sono state pubblicate su METABOX – sensibilità aumentata, una installazione di arte contemporanea online alla quale collaboro. Più o meno un anno fa il direttore di METABOX mi ha proposto di dilatare i lavori e farlo diventare un progetto. Abbiamo cominciato a lavorarci, questa mostra è il primo risultato tangibile di una macchina delle emozioni che potrebbe espandersi…
Colori e vento: quanto e come la natura influenza la tua arte?
Confesso che vivo, serenamente, la condizione di cittadino, sono una creatura da biblioteche e pinacoteche. Per me la Natura, le Nature, sono una dimensione poetica, una dimensione delle letterature, io sono un viaggiatore sedentario. Nonostante questo ci sono delle cose che io percepisco solo con il corpo: le temperature, il secco e l’umido, il vento e la stasi, tutte le sfumature della luce, i movimenti delle stagioni, le altezze, le vastità, le densità, la velocità e la forma delle nuvole… Queste emozioni generate dal nostro universo sono dentro al mio lavoro, alle mie poetiche. Avrei potuto fare una mostra sui colori del gelo, sulle sfumature delle superfici delle acque, avrei potuto raccontare con i colori o i segni la fine dell’estate…